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La presenza di Israele nei Territori Palestinesi Occupati è stata dichiarata illegale dalla Corte Internazionale di Giustizia. La Corte ritiene che tale presenza costituisca un atto illecito, risultato delle violazioni da parte di Israele del divieto di acquisizione di territorio con la forza e del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. Le politiche e le pratiche israeliane che perpetuano questa presenza, tra cui la colonizzazione, la discriminazione razziale, le misure volte a modificare la composizione demografica, l’annessione di territorio, e l’imposizione di leggi e restrizioni in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e nella Striscia di Gaza, rendono l’occupazione israeliana dei territori illegale nel suo insieme.

Di conseguenza, Israele ha l’obbligo di porre fine alla sua presenza nei Territori Palestinesi Occupati il più rapidamente possibile. Questo obbligo discende direttamente dal diritto internazionale consuetudinario, e il parere della Corte non fa che esplicitarlo, rispondendo al quesito che le era stato posto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Per la prima volta, la Corte si esprime chiaramente sul fatto che i Territori Palestinesi Occupati costituiscono una singola unità territoriale, comprendente Gerusalemme Est, la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, che rimane sotto occupazione nonostante lo smantellamento delle colonie nel 2005. Questo è di fondamentale importanza poiché la Corte stabilisce che non basta smantellare le colonie per porre fine all’illecito. Inoltre, la Corte stabilisce che Israele ha l’obbligo di risarcire chiunque abbia subito un danno materiale per causa degli atti illegali commessi da Israele durante l’occupazione.

Inoltre, la Corte ha fatto riferimento all’articolo 3 del CERD (Convenzione Internazionale sull’Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione Razziale), sottolineando la gravità della situazione e chiarendo che Israele ha costruito nei territori un sistema di segregazione razziale e apartheid.

La Corte è dell’opinione che le Nazioni Unite, e in particolare l’Assemblea Generale e il Consiglio di Sicurezza, dovrebbero individuare modalità precise e azioni necessarie per porre fine il più rapidamente possibile alla presenza illegale dello Stato di Israele nei territori palestinesi occupati dal 1967.

In seguito a questo storico parere, chiediamo al governo italiano di agire con determinazione e coerenza nel rispetto del diritto internazionale. In particolare, esortiamo il governo a riconoscere ufficialmente la natura illegale dell’occupazione israeliana e il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione. È essenziale che l’Italia si posizioni chiaramente contro le pratiche e politiche che perpetuano questa occupazione.

Il governo italiano deve impegnarsi attivamente per porre fine alla segregazione e discriminazione razziali imposti dall’apartheid israeliano sul popolo palestinese. Questo impegno deve tradursi in azioni concrete e visibili, in linea con i principi di uguaglianza e giustizia.

Inoltre, l’Italia deve rispettare l’obbligo di non fornire alcun aiuto o assistenza che possa supportare il mantenimento della situazione creata da questi atti illegali. Qualsiasi forma di supporto diretto o indiretto deve essere immediatamente sospesa.

Infine, ribadiamo la nostra richiesta di un cessate il fuoco immediato e permanente, e che il nostro governo ribadisca il rispetto di tutte le decisioni e pareri della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) e della Corte Penale Internazionale (ICC), sottolineando l’importanza della legalità internazionale nella risoluzione delle controversie.

È fondamentale che il governo italiano si impegni concretamente a sostenere il diritto internazionale e la giustizia in tutte le sedi nazionali e internazionali, contribuendo alla pace e alla sicurezza nella regione.