Da oltre 13 mesi la Striscia di Gaza è sotto una pioggia incessante di bombe e colpi di artiglieria e sottoposta ad un assedio totale. A Gaza manca davvero tutto. Ad oggi ci sono più di 43.600 mila morti e più di 103.000 mila feriti.
L’87% delle unità abitative è distrutto o gravemente danneggiato; il 90% della popolazione locale è sfollata, le restrizioni all’accesso degli aiuti umanitari imposte da Israele rendono impossibile procurarsi beni di prima necessità quali acqua, cibo e medicinali. 19 dei 36 ospedali della Striscia sono fuori uso e i restanti presidi sanitari non sono in grado di garantire le cure essenziali, a causa delle precarie condizioni di sicurezza e della scarsità delle forniture mediche.
Da marzo molte realtà della società civile italiana hanno lavorato, assieme, per l’invio di una nave di aiuti, una nave carica di cibo, medicinali, dispositivi medici, assorbenti e altri prodotti per l’igiene acquistati o donati da sindacati, associazioni, ONG e privati cittadini e cittadine.
L’invio di questa nave è stata una grande sfida. Una sfida resa ancora più difficile dalla chiusura del valico di Rafah, controllato dalle truppe israeliane dall’inizio di maggio.
Ci abbiamo fortemente creduto, consapevoli che dentro la Striscia non si trova ormai quasi più niente, e nella speranza che questa operazione portasse un pò di sollievo a quei due milioni di persone che vivono intrappolate in una prigione a cielo aperto, sottoposte a crimini quotidiani che la comunità internazionale sembra non avere la volontà di fermare.
Ci sono voluti mesi, ma finalmente possiamo dire di avercela fatta. I beni che abbiamo raccolto grazie alle innumerevoli donazioni hanno raggiunto i magazzini di UNRWA, della Palestinian Medical Relief Society, del sindacato palestinese PGFTU (Palestinian General Federation of Trade Unions) e dell’unione delle donne, e da lì sono stati distribuiti agli ospedali, alle squadre di pronto soccorso, alle famiglie sfollate.
Siamo consapevoli che sia una goccia nel mare, ma siamo grate e grati a tutte e tutti voi per essere stati quella goccia.
AOI desidera esprimere la propria gratitudine a chi ha lavorato silenziosamente e senza sosta a questa impresa, soprattutto, Amal e Giacomo, e al CISS che ha messo a disposizione le proprie competenze, strutture e staff in Egitto: senza di voi non ce l’avremmo mai fatta.
“Vogliamo dire grazie a tutte le strutture sindacali della CGIL che hanno contribuito alla realizzazione di questa iniziativa di solidarietà, ed in particolare alla Camera del Lavoro, ai volontari e alle volontarie di La Spezia, alla FLAI per la fornitura di 16 bancali di alimenti, alla equipe della Funzione Pubblica per il coordinamento sanitario, alla FILT per il coordinamento logistico, alla Caritas di La Spezia per aver messo a disposizione il magazzino e assicurato le operazioni di carico e scarico, alla Ditta INOLTRA per l’assistenza nel servizio di logistica” dichiara Sergio Cipolla, Presidente del CISS.
Un ringraziamento di cuore anche ad ACS, alla Casa delle Donne di MIlano, a SOS Gaza, all’Associazione Fonti di Pace odv, alla Unione Medico Missionaria Italiana (UMMI), alla Farmacia Castello, a Sandra Micich, ad Elena, mamma di Maya, all’Associazione Arcobaleno di Bedizzole (BS),all’Associazione Il sorriso di Brescia, a La finestra sul the, e poi ad Elena Vezzola, Valentina Pasini, Eleonora Gozio, Gisella Bottoli, Riccardo Pilato e a tanti e tante altri ancora….la lista sarebbe infinita.
Un ringraziamento speciale alle realtà che da dentro la Striscia di Gaza si sono occupate dello stoccaggio e delle distribuzioni, in condizioni di sicurezza davvero proibitive: la Palestinian Medical Relief Society, la Union of Palestinian Women Committees,La federazione generale palestinese dei sindacti (PGFTU), e UNRWA.
Infine, un grazie immenso a Sergio Bassoli, promotore e motore di questa iniziativa, e da sempre a fianco della popolazione palestinese e della sua battaglia per la libertà.
Continuiamo a sostenere la popolazione palestinese a Gaza e in Cisgiordania con ogni mezzo a nostra disposizione. E’ un nostro dovere, di tutte e tutti noi.