L’Etiopia, che riveste un ruolo fondamentale nel contribuire alla stabilità di tutto l’East Africa accogliendo nei propri confini 800mila rifugiati eritrei, sud-sudanesi e somali, rischia di precipitare in una sanguinosa guerra civile. Poco più di un anno fa il primo ministro etiope Ahmed Abiy veniva insignito del Nobel per la Pace.L’altro ieri, 4 novembre, ha deciso di schierare l’esercito in Tigray contro le milizie del partito al potere nella regione, il Fronte di liberazione popolare del Tigray (Tplf), denunciando un loro assalto alla base nazionale di difesa della Regione. “Le nostre forze di difesa hanno ricevuto l’ordine di assumersi il compito di salvare la nazione– ha dichiarato Abiy sulla sua pagina Facebook – L’ultima tappa della linea rossa è stata superata. La forza è usata nella stessa misura per salvare il popolo e il Paese“. Il Tigray è una regione di circa 5 milioni di abitanti, al confine con l’Eritrea, che è sempre di etnia tigrina, ed è una zona calda da sempre in quanto teatro di battaglia tra Etiopia e Eritrea nella guerra ventennale tra i due Paesi. Quello di mercoledì è solo l’ultimo episodio di una escalation di tensione tra il governo centrale e quello del Tigray che da mesi sta rendendo difficile la pacifica convivenza e mettendo a rischio la popolazione. Da due giorni la regione è completamente isolata, sono interrotte tutte le comunicazioni, l’elettricità e la fornitura di acqua e, secondo alcune fonti, sarebbero già in corso alcune operazioni belliche. Come Organizzazioni della Società Civile di cooperazione allo sviluppo e solidarietà internazionale italiane, rappresentate da AOI, CINI e Link2007, operative in Etiopia con personale espatriato e locale per la realizzazione di programmi finanziati anche dalle Nazioni Unite, dall’Unione Europea e dal Governo italiano, chiediamo che la comunità internazionale si attivi per una immediata risoluzione pacifica dei conflitti prima che esploda una vera e propria guerra civile. In particolare, riteniamo che l’Italia abbia un importante legame storico, culturale ed economico con l’Etiopia e pertanto auspichiamo che il Governo Italiano si attivi rapidamente per offrire la propria disponibilità per una efficace mediazione fra le parti coinvolte che scongiuri ulteriori escalation militari.