“Siamo ad aprile e ancora non si hanno notizie riguardo i rinnovi delle missioni internazionali: non ne sa nulla il Parlamento e di conseguenza non hanno informazioni né i cittadini né le organizzazioni della società civile”. Questo è l’allarme lanciato da Agenzia per il Peacebuilding, AOI – Cooperazione e solidarietà Internazionale (Associazione delle ONG Italiane) e Rete Italiana Pace e Disarmo nel sottolineare come il Governo non stia rispettando le tempistiche previste dalla legge sul dispiegamento internazionale (e relativo finanziamento) del nostro Paese. Purtroppo neanche il nuovo contesto della guerra in Ucraina ha modificato dannose e controproducenti consuetudini relative all’iter di approvazione delle missioni internazionali. Da quando è stata approvata la Legge quadro sulle missioni internazionali (legge n. 145 del 2016), abbiamo assistito ad un progressivo scivolamento della discussione parlamentare verso i mesi centrali dell’anno, di fatto trasformando il Parlamento in un mero organo di ratifica delle decisioni governative e quindi lontano dalle sue funzioni di indirizzo e controllo, come invece auspicato dal legislatore. E’ per questo che le nostre organizzazioni esprimono preoccupazione sul fatto che si continuino ad approvare missioni di fatto già in corso da mesi e senza alcuna approfondita discussione pubblica sul tema. Una situazione resa emblematica da quanto avvenuto lo scorso anno: se non fosse stato per l’impegno delle organizzazioni della società civile l’approvazione di questo atto – a metà anno – sarebbe passata del tutto inosservata. Eppure si trattava di determinare l’azione Italiana in contesti complessi e drammatici come il ritiro dall’Afghanistan (diventato così scottante solo poche settimane dopo l’approvazione delle risoluzioni), la nostra presenza nel Sahel o il rapporto con la Libia, molto legato anche tema della gestione dei flussi migratori. “Grazie anche alla nostra attività di pressione nel testo dello scorso anno, relativamente alle missioni umanitarie, siamo riusciti anche ottenere alcuni elementi innovativi di cui però poi si è perso traccia: l’impegno a destinare una parte dei fondi anche alle organizzazioni non governative italiane e non solo agli enti multilaterali al fine di sostenere il sistema di rapporti costruiti con le comunità locali e la valorizzazione di uno strumento del peace building civile, valutando per il futuro uno stanziamento ad hoc. Vorremmo capire dal Ministro Di Maio e dalla Vice Ministra Sereni a che punto siamo su questi due temi”, afferma Paolo Pezzati di AOI “Nel testo approvato lo scorso anno, si richiedeva anche ‘un approccio multidimensionale che coinvolga attivamente la società civile nei processi di pace includendo donne e giovani come chiedono le risoluzioni delle Nazioni Unite n. 1325 e n. 2250, e successiva su Donne Pace e Sicurezza e su Giovani Pace e Sicurezza’. Auspichiamo quindi che la nuova Deliberazioni sulle missioni internazionali dia spazio adeguato al ruolo delle società civili nei processi di pace, per esempio tramite un fondo ad hoc presso la Direzione Generale Affari Politici del MAECI, anche alla luce delle nuove linee guida italiane sul Nesso tra Aiuto Umanitario, Sviluppo e Pace” sottolinea Bernardo Venturi, direttore dell’Agenzia per il Peacebuilding. Sarebbe infine molto importante sapere se nell’ambito dell’aumento delle spese militari ipotizzato in queste settimane in relazione al conflitto in Ucraina sia in qualche modo previsto un conseguente aumento delle spese per le missioni internazionali. Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Mil€x sulle spese militari italiane da quanto è in vigore la nuova normativa sulle missioni internazionali (cioè dal 2017) sono stati stanziati 6,74 miliardi di euro, quasi tutti destinati al Ministero della Difesa (5,17 miliardi complessivi). Circa un miliardo dei fondi destinati al Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale aveva finalità di cooperazione civile quindi complessivamente sono stati 5,7 i miliardi di euro finalizzati a missioni di natura militare in cinque anni, con un andamento in crescita. “Stiamo dunque parlando di ingenti risorse destinate a definire l’intervento italiano in teatri delicati come Sahel, Afghanistan, Medio Oriente, Libia, Mediterraneo oltre che alle attività di cooperazione e supporto in ambito NATO – ricorda Francesco Vignarca, coordinatore campagne della Rete Italiana Pace e Disarmo – ed è quindi inaccettabile che non vi sia una discussione articolata a riguardo e che il voto parlamentare arrivi dopo mesi di attività. Chiediamo maggiore trasparenza e la possibilità per Senatori e Deputati di esercitare realmente la propria funzione di controllo ed indirizzo”. Per tali motivi Agenzia per il Peacebuilding, AOI – Cooperazione e solidarietà Internazionale (Associazione delle ONG Italiane) e Rete Italiana Pace e Disarmo chiedono al Parlamento di promuovere immediatamente iniziative utili ad avviare il dibattito su questo tema, per provare ad indirizzare l’azione del Governo e non meramente prenderne atto.