AOI

La guerra non la vince nessuno. La pace la vincono tutti e tutte.

Contro il riarmo, per l’Europa solidale, portiamo ovunque la bandiera della pace.

L’ Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale – AOI fin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, è stata al fianco della popolazione ucraina condannando l’inaccettabile attacco ad un Paese sovrano. Lo abbiamo fatto partecipando alle carovane STOPTHEWARNOW, organizzando l’accoglienza delle persone dall’Ucraina, schierandoci sempre dalla parte di tutte le vittime del conflitto e avanzando proposte per l’immediato cessate il fuoco e l’avvio di un negoziato di pace sul modello di quello di Helsinki 1975.

Da sempre ripetiamo che non esiste una soluzione militare del conflitto: la guerra non la vince nessuno. Fallito infatti il tentativo di Putin di occupare Kiev e larga parte dell’Ucraina abbiamo assistito da 3 anni ad uno stallo evidente, a una guerra di logoramento costata a entrambe le parti decine di migliaia di morti e un numero infinito di vedove, orfani e mutilati. La via militare è stata un fallimento, come dimostra l’evidenza dei fatti. 

La guerra non la vince nessuno, la pace invece la possono vincere tutti e tutte.

Con le reti pacifiste e dell’associazionismo di cui siamo parte, AOI ha sottoscritto un documento[1] sull’Europa che vuole mettere al centro i valori fondativi dell’Unione Europea: la pace, il disarmo, la solidarietà, la difesa dello stato sociale, l’allargamento dei diritti umani e civili. Non basta infatti chiedere più Europa, occorre dire per quale idea di Europa è necessario mobilitarsi. Per questo la nostra richiesta di più Europa si somma alla richiesta di “più Mondo”, per includere tutti i popoli del pianeta, anche quelli che subiscono le guerre e le politiche neocoloniali. Per AOI il piano RearmEurope approvato a Bruxelles di 800 miliardi di euro fuori dai vincoli del patto di stabilità non è la strada giusta da seguire soprattutto in questo mutato contesto geo – politico che vede saltati gli equilibri mondiali a cui facevamo riferimento. È il momento di agire rilanciando una grande campagna europea che contrasti la corsa al riarmo e l’economia di guerra e che proponga alternative basate sul rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale. Soprattutto che ponga al centro un rilancio del multilateralismo per affrontare e risolvere i problemi complessi e drammatici del mondo. Il multilateralismo quindi come dialogo e  metodo negoziale che include il punto di vista e la voce di popoli e paesi. L’attacco al multilateralismo mette in discussione le fondamenta delle democrazie e dello stato di diritto, indebolendo la minoranza del mondo che ne gode e negando la possibilità di accedervi alla larga maggioranza dell’umanità. Occorre ribadirlo con forza e convinzione a maggior ragione in questo anno in cui ricorre l’80esimo anniversario della nascita dell’ONU. Il cui trattato istitutivo fu aperto alla firma il 26 giugno 1945, entrando in vigore il 24 ottobre successivo.  

La cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile e l’aiuto umanitario sono assieme uno strumento e un obiettivo centrale per realizzare l’auspicata idea di sicurezza comune e interdipendente e di pace stabile e duratura. Non casualmente, è proprio contro la cooperazione internazionale che viene portato un attacco violentissimo e di grande potenza simbolica che ha coinvolto persino le stesse istituzioni, come nel caso dello smantellamento dell’Agenzia USAid. Così come in altro modo, i forti tagli effettuati ai fondi di cooperazione internazionale del Regno Unito e da molti paesi europei. 

Un attacco ai poveri e ai vulnerabili destinato a destabilizzare intere aree e a produrre maggiore insicurezza regionale e globale. Alle società civili spetta il compito di fermare questa deriva, alle istituzioni internazionali di sottrarsi ad una logica che nega alla radice le ragioni stesse per cui sono state fondate.

Rinnoviamo per questo l’invito ad esporre alle finestre e a portare nelle piazze – che sono state convocate o che saranno convocate anche a livello locale nei prossimi giorni –  la bandiera della pace, che rappresenta la nostra idea di Europa solidale, includente e ponte tra i popoli. Europa che non può essere in alcun modo usata per giustificare la corsa e la spesa al riarmo e alla guerra. La diplomazia, il negoziato, il rispetto del diritto internazionale siano davvero alternativa alle guerre e alla prepotenza dei più forti. Nessuna supremazia e politica predatoria delle risorse naturali e della terra sono accettabili.  Vale per l’Ucraina, vale per la Palestina e per tutte le guerre dimenticate di cui sono vittime le popolazioni nel mondo.

La nostra Europa deve essere un’Europa di pace e di sicurezza condivisa e comune per tutti e tutte.


[1] https://retepacedisarmo.org/2025/europa-di-pace-per-tutti-i-popoli/